Hypo Alpe Adria Bank razionalizza l’infrastruttura IT con VEM sistemi e taglia i costi IT del 40%
Quando si parla di scalabilità si pensa spesso alla capacità di accendere nuovi sistemi. Anche saper spegnere – senza scosse e in tempi brevi – è importante. È l’operazione che ha concluso con successo Hypo Alpe Adria Bank in collaborazione con VEM Sistemi, dimostrando agilità, resilienza e capacità di scalare verso il basso. E ottenendo un taglio dei costi IT del 40%. È un successo reso possibile dall’indipendenza verso l’hardware dei propri sistemi server e desktop, virtualizzati con VMware.
Hypo Alpe Adria Bank S.p.A. è un istituto di credito di diritto italiano la cui Direzione è a Udine. Dal primo novembre 2014 l’istituto è posseduto al 99% da HBI-Bundesholding AG, Holding di partecipazioni detenuta dal Ministero delle Finanze Austriaco con sede a Vienna.
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Nella vita di una banca ci sono fasi in cui le filiali aumentano e i servizi IT devono crescere rapidamente e momenti in cui è necessario dismettere alcuni asset e razionalizzare le risorse a disposizione di un’operatività che si riduce. Dopo una fase espansiva, culminata nel 2012 con 26 agenzie bancarie nel triveneto, oggi la banca si trova a gestire una fase di contrazione, con la cessione di alcune filiali e l’aumento delle attività nella gestione dei cosiddetti NPL. In questo contesto l’infrastruttura hardware IT, basata su server IBM, stava raggiungendo la fine del proprio ciclo di vita e di validità dei contratti di manutenzione.
“Ci siamo trovati con un’infrastruttura sovradimensionata rispetto alle esigenze della banca, ma non potevamo semplicemente procedere con la dismissione dei server”, spiega Marco Cozzi.
In dodici anni di servizio, Cozzi è stato responsabile help desk, poi sistemista, quindi IT manager, infine CTO. Da sette anni è CIO di Hypo Alpe Adria Bank. Sotto la sua direzione è stata eseguita la prima virtualizzazione dei server, nel 2012.
“Dovevamo costruire una nuova architettura più agile e leggera, ma comunque performante”. In più, alcune figure sistemistiche avevano lasciato la loro posizione nei sistemi informativi, quindi anche dal punto di vista della gestione ordinaria dei sistemi occorreva cambiare e semplificare, riducendo il numero delle licenze per gli applicativi in uso.
“I contratti di manutenzione dei server erano in scadenza il 31 dicembre 2017”, ricorda Cozzi. “Per questo la direzione esigeva un obiettivo sfidante: migrare l’infrastruttura entro la fine del 2017, in concomitanza con la scadenza dei contratti di manutenzioni dei server, in modo da avviare il nuovo anno con un nuovo sistema a regime.”
La nuova configurazione è stata progettata nel marzo 2016 e la gara aperta a settembre. Cozzi e il suo team si sono rivolti ai consulenti di VEM Sistemi e con loro hanno congegnato un ambizioso piano in tre fasi, con l’obiettivo di completare la migrazione entro i tempi previsti. Il primo step ha previsto la dismissione dei server in via di obsolescenza, da sostituire con un’innovativa infrastruttura iperconvergente, che è stata individuata in Flexpod, una piattaforma infrastrutturale che integra storage, networking e server. L’infrastrutura che riunisce soluzioni dei partner tecnologici Cisco, VMware, NetApp, Riverbed e Schneider Electric è uno dei fiori all’occhiello di VEM sistemi, che offre anche il punto di contatto per il supporto congiunto, in grado di risolvere rapidamente i problemi su prodotti nuovi e di precedente generazione.
La fase successiva ha comportato l’aggiornamento delle versioni software e nell’integrazione dei vecchi server, mentre il progetto si è concluso con l’aggiornamento dei sistemi di Disaster Recovery, che sfruttano le funzioni di VMware Site Recovery Manager.
Si tratta di un progetto di notevole portata per quanto riguarda la sostituzione dei sistemi hardware, che è stato possibile grazie alla capacità dei sistemi di virtualizzazione VMware di gestire il cambio dell’hardware in modo trasparente, sia per quanto riguarda i sistemi server, sia per i desktop, in quanto tutte le postazioni della banca e delle filiali erano già state in precedenza virtualizzate con VMware Horizon. Grazie a questa soluzione VDI il team IT della banca ha potuto trasformare i desktop statici in spazi di lavoro sicuri, che possono essere distribuiti on demand. In questo modo ha consolidato il controllo, la distribuzione e la protezione delle risorse per gli utenti finali con policy che si adattano dinamicamente all’ambiente di elaborazione dei diversi gruppi di lavoro.
Dal punto di vista sistemistico l’intera infrastruttura viene gestita attraverso la console di VMware vCloud Suite, che funge da orchestratore e consente all’IT di distribuire rapidamente infrastruttura e applicazioni, senza rinunciare al controllo.
Mentre VMware vSphere svolge tutte le funzioni di Operation Management, le attività di Disaster Recovery sono affidate a VMware Site Recovery Manager, che assicura la disponibilità di sistemi e applicazioni secondo un approccio Software-Defined Data Center.
Il team composto dai sistemisti della banca e dagli specialisti di VEM Sistemi ha eseguito la migrazione entro i termini stabiliti, il 28 dicembre 2017. “Abbiamo completato la migrazione a fine anno con la chiusura dei bilanci e senza un’ora di disservizio”, commenta Cozzi. “La competenza di VEM Sistemi e l’indipendenza dall’hardware del software VMware ci hanno aiutato a rispettare tempi molto stringenti”.
Non è solo una questione di taglio lineare dei costi. La gestione dell’infrastruttura è stata notevolmente semplificata. La pervasività dei servizi di virtualizzazione VMware, oggi aggiornati alle nuove versioni, ha consentito ai professionisti IT della banca di rimuovere alcune barriere specialistiche legate all’infrastruttura precedente e di estendere le proprie competenze, grazie a un programma di formazione portato avanti da VEM Sistemi. In altre parole, un gruppo di lavoro ridotto è ora in grado di gestire l’infrastruttura in totale autonomia e ha arricchito le proprie capacità in maniera sensibile, il che si riflette positivamente sulla motivazione con cui si dedicano al proprio lavoro. Anche i sistemi installati dialogano meglio tra loro, grazie alle funzioni di orchestrazione garantite da VMware vCloud Suite, mentre gli accordi in essere tra i vendor dei sistemi consentono di effettuare richieste di supporto unificate indipendentemente dalle tecnologie coinvolte. “Un sistemista che lavora con VMware può inviare una richiesta di supporto e ricevere assistenza sui diversi sistemi coinvolti, senza barriere tecnologiche”, commenta Cozzi.
Grazie all’allocazione dinamica delle risorse abilitata da VMware Horizon, la migrazione non ha avuto il minimo impatto sugli gli utenti finali, anzi vi è stato un miglioramento delle prestazioni, per esempio nella velocità di generazione delle query sui dati o nell’accesso ai sistemi gestionali. Inoltre, il sistema centralizzato di disaster recovery creato con VMware Site Recovery Manager protegge le macchine virtuali in modo centralizzato e si gestisce facilmente dal client web di vSphere. Mentre l’automatizzazione di molte attività routinarie consente un’importante riduzione dei costi operativi di gestione dell’infrastruttura.
“Questo progetto con VMware e VEM Sistemi è stato molto importante per la banca, conclude Cozzi. “Abbiamo ridotto il numero dei server aumentando le prestazioni e l’affidabilità dell’infrastruttura, che è completamente ridondata, con una riduzione dei costi del 40%”.
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